Per Il generale Giuseppe Mango, comandante regionale della Guardia di finanza, il calo di barche non è una fuga dai controlli: «La riduzione delle presenze a mare delle imbarcazioni è consistente. Tuttavia si sa che fisco e Stato non sono contro la ricchezza, ma sono piuttosto a favore della ricchezza pulita perché vuol dire produttività e un’ imponibile maggiore porta un gettito maggiore alle casse dello Stato».
Come stanno allora effettivamente le cose? «Se molti hanno deciso di andare all’ esteroo di non mettere la barca a mare, questo si deve soprattutto alla crisi economica. Chi ha un’imbarcazione sarà ben lieto, se è una persona corretta e onesta, di dimostrare che se la può permettere. All’estero probabilmente i costi degli approdi della nautica da diporto sono inferiori». C’è chi parla di mancato coordinamento.
«Il coordinamento c’è, ma il problema non sono le verifiche di natura fiscale. Una consistente fetta di utenti ha lasciato il natante in rimessaggio non tanto per quelle, ma perché rinunciando si risparmia di accollarsi il costo di gasolio e ormeggio.
È un peccato però: su 8000 km di costa la nautica da diporto che riduce la sua importanza genera una preoccupante contrazione su un altro importante segmento peculiare della nostra economia,e provoca disoccupazione».